OPHELIA
« Ecco del rosmarino, è per la memoria… e qui le viole, per i pensieri. » William Shakespeare
Ophelia nasce da un desiderio che mi accompagna da anni: restituire voce a un personaggio troppo spesso trascurato. Ofelia attraversa l’Amleto come un’ombra: oggettivata, silenziata, lasciata sola nella sua follia. In questa performance, torna a farsi presenza viva – vulnerabile e ostinata – in un linguaggio che non è più quello della parola, ma del corpo, del gesto, del sogno. Una proposta della curatrice Laura Lamonea e l’incontro con la danzatrice Giulia Quacqueri hanno dato forma a questa visione.
Ispirandoci all’universo onirico e perturbante di Francesca Woodman, abbiamo costruito un paesaggio in rovina, dove memoria e desiderio si intrecciano. In scena, non c’è una storia da seguire, ma una presenza da ascoltare. Una figura che si muove tra la fine e l’inizio, tra oblio e rinascita. Ophelia non vuole spiegare né denunciare: è un invito ad abitare una soglia. A lasciarsi attraversare da ciò che resta ai margini. A immaginare, forse, un altro modo di stare al mondo.
OPHELIA
Testi di William Shakespeare
Traduzione di Paolo Bertinetti
Una performance di Luca Giacomoni
A cura di Laura Lamonea
Con Giulia Quacqueri
Musiche di Daniela Pes
Creazione della marionetta Ivan Terpigorev e Aimée Mattio
Produzione Video Sound Art per VIDAS
In coproduzione con il
Centro di ricerca filosofica e teatrale Hagia Sophia
Durata: 20 min
Foto © Luca Del Pia